ACCORDO DI PARIGI: una firma che onora anni di battaglie politiche
di Ylenia Costa (AG.RF 12.04.2016 – 12.55)
(Riverflash) “Net-zero human emissions”, vale a dire “Emissioni umane Zero netto”: questo il rapporto fra ciò che l'uomo immette nell'atmosfera terrestre e ciò che viene reintegrato per far crollare drasticamente l'inquinamento di
aria, acqua e suolo; un rapporto che i Paesi aderenti all'accordo di Parigi hanno appena avallato, impegnandosi seriamente a realizzarlo, e che dovrebbe spronare i governi coinvolti ad orientare le loro politiche energetiche verso l'energia rinnovabile e pulita. Davvero pulita: in questi giorni a ridosso del referendum popolare, che dovrà far decidere ai cittadini italiani se “concedere” all'infinito oppure no l'estrazione e l'utilizzo di risorse fossili sul territorio nazionale (mare Adriatico in primis), questa vittoria politica ha abbastanza spessore per far ben sperare per il futuro. L'era dei combustibili fossili è finita. Lo sanno bene i Paesi arabi che stanno vendendo tutto il vendibile e che, intanto, costruiscono immense centrali ad energia solare nei loro deserti, malgrado l'opposizione di alcune potenze anche mediorientali. Arabia Saudita, Argentina, India sono tutti produttori di combustibili fossili e hanno interessi miliardari che cozzano, com'è noto, con le priorità del pianeta nella sua interezza. Eppure, per ottenere questo importantissimo risultato, sono stati determinanti i vasti movimenti popolari che, grazie anche ad organizzazioni come Avaaz, hanno mobilitato milioni di persone in tutto il mondo, dialogando e talvolta costringendo al dialogo i vertici della politica mondiale. Anche la direttrice della convenzione ONU, Christiana Figueres, ha citato le marce di Avaaz nel suo discorso conclusivo al vertice di Parigi.
Intanto, migliaia di studiosi e di giornalisti “politicamente scorretti” di ogni parte del mondo stanno dimostrando che non è intelligente né salutare per noi e per le future generazioni perseguire vecchi schemi tecnologici, le cui conseguenze disastrose sono ormai evidenti a tutti. Non si può parlare di “energia pulita” anche per l'estrazione del gas. Chi lo fa, sa bene che la combustione inquina e che, soprattutto, s'inquinano acqua e terra con la stessa operazione di estrazione, i cui residui melmosi diventano infatti barili di scorie difficilmente smaltibili, che entrano poi in un circuito oscuro di altri interessi, talora agganciati alla criminalità. Bisogna investire nel sole, nel vento, nelle maree, nella geotermia. L'Italia, per sua fortuna, è ricca di ciascuno degli elementi naturali che le occorrono, così come è ricca di quelle menti geniali che già da tempo lavorano per ottenere la tecnologia necessaria; meno ricca però di comprensione da parte dei cittadini, forse, e sicuramente povera sul piano della volontà politica. Tuttavia, i tempi del cambiamento sono maturi e se la forza della volontà popolare può essere schernita, ostacolata e perseguitata, non potrà mai essere vinta dall'indifferenza e dagli interessi di pochi. Questo è solo il primo passo. Ne verranno molti altri affinché i figli della nostra generazione possano godere d'un mondo sano e vivibile per tutti, nessuno escluso. Non si tratta più d'idealismo ma di sopravvivenza.